I Clash

Secondo il critico musicale Pat Gilbert: «Quasi tutti i fan dei Clash dicono: “È il gruppo che ha cambiato la mia vita”. Sapevo di cosa si parlava. Ha cambiato anche la mia».

La band messa su da Bernie Rhodes era composta dal cantante Joe Strummer scomparso nel 2002, al basso Paul Simonon, alla chitarra Mike Jones mentre alla batteria nei primi mesi di attività, ci furono brevi apparizioni di Terry Chimes e Rob Harper, in seguito nel periodo di maggior successo del gruppo divenne effettivo Topper Headon.

I Clash sono nati come gruppo punk rock, e anche grazie ai diversi gusti musicali dei quattro componenti, contaminarono le loro canzoni con il reggae, lo ska, il dub, il jazz, il rap, il rockabilly e altri generi sonori. Un personaggio che contribuì all’apertura del gruppo verso altri tipi di musica, fu Don Letts, un commesso di un negozio di abbigliamento di origine giamaicane che cominciò a fare il dj al Roxy, storico locale londinese ritrovo dei gruppi punk. Non avendo dischi punk da inserire nella sua playlist, introdusse in essa dischi dub e reggae. Divenne presto amico di Strummer e soci tanto da essere raffigurato nella copertina del loro album SuperBlackMarketClashe successivamente venne considerato il quinto Clash.

I Clash legavano la loro identità alla condizione giovanile proletaria inglese, invocavano una presa di coscienza dei giovani, pretendevano il riscatto delle nuove generazioni, denunciavano il vuoto e le sofferenze nelle quali erano costretti a vivere. I loro messaggi erano diretti e in fondo anche positivi nella loro rabbia, a differenza del nichilismo senza via d’uscita espresso dai Sex Pistols. Questo veniva confermato anche dagli slogan dei due gruppi: al NoFuture oppure Nonsocosavogliomasocomeottenerlodei Pistols, Strummer e i Clash rispondevano con TheFutureIsUnwrittene Conosci i tuoidiritti.

Molteplici anche le analogie tra le due band, dai due manager McLaren e Rhodes, ai due leader Rotten e Strummer, ai due bassisti Sid Vicious e Paul Simonon fino ai due chitarristi Steve e Mike nati entrambi a Londra nel 1955 e addirittura con lo stesso cognome Jones, tutti avevano qualcosa in comune. Joe Strummer era addirittura un fan del suo omologo dei Sex Pistols, tanto da affermare: «Valevano di più due minuti di Johnny Rotten che due ore di 101’ers». Sia Sid che Paul, invece, non sapevano suonare il basso, il primo non imparò mai, visto la sua prematura morte, mentre il secondo col passar degli anni riuscì ad affinare la sua tecnica dopo che aveva provato invano a suonare anche la chitarra. Paul Simonon era un vero Rude Boy, cresciuto come il chitarrista del gruppo Mike Jones, nei bassifondi di Brixton, tra giamaicani e neri di ogni razza, tra povertà, cortei di protesta e rivolte come quella del 1976 durante il carnevale di Notting Hill dove, coinvolto negli scontri con le forze dell’ordine incontrò Joe Strummer. Era lunedì 30 agosto.

Da quell’episodio si sono ispirati negli anni successivi per il loro secondo singolo WhiteRiot, il cui testo esorta i giovani bianchi ad avere una rivolta tutta loro e a prendere come esempio i loro amici neri che una rivolta già ce l’hanno.

Simonon era il tipo di ragazzo di cui parlavano le loro canzoni, senza di lui sarebbero risultati poco credibili, è diventato famoso anche per la copertina di London Calling che lo ritrae mentre distrugge il suo basso (Fender Precision) durante la seconda data di un’esibizione dal vivo al Palladium di New York. Fu definita da molti giornalisti LaPiùGrandeFotografiaRock diTuttiiTempi. Un aneddoto sulla fotografa che scattò la foto, Pennie Smith, dice che Paul inflisse così forte il basso sul palco che gli si ruppe anche l’orologio: si bloccò alle 21:30, ora dell’impatto. La Smith, famosa anche per aver lavorato con i Led Zeppelin e altri mostri sacri del rock mondiale, discusse molto con la band per la scelta della foto da mettere in copertina sul nuovo album. Per Strummer e soci, quella che poi è stata scelta era perfetta, mentre per l’autrice risultava sfocata e non voleva autorizzare la pubblicazione. Il gruppo asseriva che quello scatto con la sua imperfezione rendeva esattamente lo spirito punk. Il tempo e il successo dell’album, anche grazie a quella copertina, fecero ristabilire i buoni rapporti tra la Smith e i Clash, inoltre Paul regalò alla fotografa il suo orologio divenuto tanto famoso e fermo ancora all’ora dello scatto. Il bassista che curava anche il look del gruppo, prima di dedicarsi alla musica studiava in una scuola d’arte dove vinse anche una borsa di studio, oggi è un affermato pittore.

John Graham Mellor, conosciuto come Joe Strummer, leader, chitarrista e cantante dei Clash è una vera icona mondiale del Rock. A differenza di Mike Jones e Paul Simonon che come detto provenivano dalla strada, Joe è figlio di un funzionario del Ministero degli esteri inglese e per questo la sua infanzia la passò in varie nazioni, spostandosi da un’ambasciata all’altra a seconda della destinazione assegnata al padre. Nasce in Turchia ad Ankara, poi di seguito si trasferisce in Egitto, in Messico e in Germania. Questo girovagare lo renderà cittadino del mondo, ma contemporaneamente si sentirà sempre uno straniero anche nella sua patria adottiva l’Inghilterra, dove all’età di otto anni si stabilisce con la famiglia in un sobborgo vicino Londra. Lo stesso Strummer racconta di quel periodo: «I miei genitori avevano dischi di can-can delle Folies Bergère, e poco altro, forse brani di qualche spettacolo come Oklahoma, il tipo di cosa che ci si poteva aspettare alla fine degli anni Cinquanta. Mi ricordo soprattutto di aver ascoltato canzoni da bambini come TenGreenBottlessulla BBC, ma anche tutte le canzoni della Top Ten che venivano trasmesse al Light Programme, cose come Sixteen Tonsdi Tennessee Ernie Ford».

La formazione che Joe farà nel collegio lo porterà verso un futuro completamente opposto a quello che l’istituto professava di dare ai propri studenti. La televisione con i vari notiziari, i libri, i fumetti, le radio pirata e la musica dei dischi che ascolta sono il suo mondo e contribuiranno alla sua crescita culturale e caratteriale. Il Vietnam, Woodstock, la musica dei Rolling Stones, di Bob Dylan, degli Who, di Jimi Hendrix e le rivolte del ’68, tutto vissuto attraverso il piccolo schermo e il giradischi del college. Ma Joe immagina, sogna, e a differenza dei due suoi futuri colleghi, Jones e Simonon, che da bambini quei luoghi li vivono e non hanno tempo di pensare, si predispone a cambiare il mondo attraverso la musica. Una volta finito il college prese in affitto una casa con degli amici ai quali dichiarò di voler diventare una rockstar tanto da scegliersi anche un nome d’arte: Woody. La morte del fratello David, suicidatosi con un’overdose di farmaci, sconvolse la sua vita e lo allontanò definitivamente dai suoi genitori. Nel tempo ha sempre combattuto quel mondo di privilegio e di benessere da cui proveniva la sua famiglia, senza mai rinnegarlo. Contemporaneamente comincia a suonare la chitarra senza eccellere, tanto che i suoi amici musicisti gli affibbiano il soprannome Joe Strummer (Joe lo strimpellatore), a lui piace, se lo tiene e diverrà leggenda. Intanto mentre i suoi coinquilini suonavano nella metropolitana di Londra, lui li aiutava reggendo il cappello delle mance, in quanto ancora non era in grado di esibirsi in pubblico. In seguito ai miglioramenti ottenuti, fu promosso musicista al turno di mattina, per poi passare a quello serale molto più ambito in quanto potevi guadagnare anche cinque sterline l’ora, visto che all’uscita dai pub non erano tutti sobri.

L’incontro con Bernie Rhodes è fondamentale nella sua vita e quando gli chiese di lasciare i 101’ers per formare un nuovo gruppo non ci pensò due volte, il resto è storia, quella dei Clash. Strummer scrive la maggior parte dei testi delle canzoni del gruppo, dove il soggetto ricorrente è sempre il disagio giovanile, l’incitamento alla rivolta e l’esortazione a cambiare il destino delle cose.

Il primo album porta come titolo il nome del gruppo mentre nel secondo Give’EmEnoughRopesi cominciano a sentire influenze reggae dovute anche al viaggio in Giamaica di Strummer e Jones.

Con l’uscita del doppio album LondonCallinge dell’omonimo singolo non arrivò solo una semplice affermazione, ma addirittura la gloria, tanto che nella speciale classifica dei cinquecento migliori album del periodico di musica e cultura di massa RollingStones, si trova alla posizione numero otto, e sempre dal magazine americano è considerato come il migliore album degli anni Ottanta, pur essendo uscito nel dicembre 1979. Con oltre due milioni di copie vendute nel mondo, l’album è stato certificato disco di platino e disco d’oro negli Stati Uniti, oltre che disco d’oro e d’argento nel Regno Unito, dando una notorietà a livello mondiale al gruppo.

Dopo la pubblicazione di CombatRock, ultimo album con la band al completo, Topper Headon e Mike Jones lasciarono il gruppo, il primo viene cacciato nel 1982 per problemi di droga, mentre il secondo nel 1983 per divergenze musicali. Strummer e Simonon provarono a sostituirli senza successo decretando così la fine dei Clash.

Durante il documentario TheClash’s LondonCallinguna giornalista gli chiede: «Se i vostri fan non fossero disoccupati vi seguirebbero lo stesso?». Joe le risponde: «Se ci fosse il lavoro non sarebbero disoccupati e magari canteremmo canzoni d’amore».

Col passar degli anni Joe non ascolta più i notiziari, ma fa parte della notizia stessa, fino a quel maledetto 22 dicembre del 2002 quando la BBC, la ITV e tutti i media inglesi e non solo, aprirono i telegiornali annunciando la sua morte per arresto cardiaco, la fine di una leggenda, di una rockstar, di un’icona mondiale della musica.

I Clash, the only band that matters, sono per noi dell’associazione “Gli Angeli – Terracina City Rockers” fonte d’ispirazione e Joe Strummer, icona della ribellione intellettuale, è il nostro punto di riferimento. Per questo abbiamo deciso di dedicargli un grande evento in questo che sarebbe stato per lui il settantesimo anno di vita. Tra qualche giorno vi sveleremo le prime informazioni. Seguiteci.

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